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Buchette del Vino

Porte del Paradiso

 

Firenze. Un tranquillissimo (purtroppo) primo pomeriggio qualunque di zona arancione. Passeggio per le vie del centro rigorosamente per motivi di necessità: a casa è nuovamente finito il vino e mi dirigo verso la mia enoteca di fiducia.

Sono in Borgo degli Albizi e a un tratto una minuscola finestrella in mezzo al muro di un palazzo colpisce la mia attenzione.
Ma non mi fermo e continuo a camminare. Dopo pochi metri ne incrocio un’altra e capisco:
“Ma certo! Le famose buchette del vino di Firenze!” – esclamo dentro la mia testa, non senza una certa sorpresa per la lentezza dimostrata dai miei stanchi neuroni.

Sulle buchette ricordo vagamente qualche racconto di mio nonno (un altro che nella combriccola di PWNK si sarebbe divertito molto), ma, ahimé è passato molto tempo, e all’epoca la passione per la divina bevanda non era ancora uno dei cardini fondamentali della mia esistenza.

Al ritorno a casa (con una mezza dozzina di bottiglie) non posso fare a meno di documentarmi sulla storia di questi curiosi pertugi che popolano, nascosi in bella vista, le strade della mia città.

A Firenze il vino non è sicuramente una moda recente, infatti le buchette nacquero intorno al XVII secolo, in concomitanza all’usanza di vendere il vino direttamente nei palazzi nobiliari, lampante dimostrazione dell’importanza che il settore vitivinicolo da sempre riveste nell’economia (e nello spirito gioviale) della Toscana.

Da queste spelonche era possibile acquistare il nostro nettare preferito con discrezione direttamente in strada, evitando di passare per l’intermediazione degli osti. Insomma, servizio immediato a poco prezzo, cosa si può volere di più?

E sicuramente l’idea piaceva molto ai clienti dell’epoca, dato che se ne trovano tantissime diffuse in tutta la città.

L’associazione culturale “Buchette del vino” ne ha censiti ben 178 nella sola Firenze (di cui 152 nel centro storico) e 97 nel resto del territorio toscano. Insomma, un vero e proprio elemento architettonico storico che aiuta a raccontare l’antica tradizione enologica di cui la città del giglio può andare fiera.

Le buchette si affacciavano su un vano al pian terreno dei palazzi, facilmente collegabile alla cantina, dove un servitore si occupava della vendita di bottiglie e fiaschi. Le aperture, quasi sempre di forma ad archetto chiuso da una tipica porticina di legno, spesso decorata da una cornice, permettevano appena il passaggio del recipiente (e delle monete necessarie per l’acquisto).
Alcune sono dei veri e propri piccoli capolavori, con eleganti cornici di pietra liscia o bugnata, quasi come piccoli tabernacoli, ma dallo scopo decisamente più profano.

Bastava bussare alla finestrina, e un Signor Antinori, Frescobaldi o Ricasoli era pronto a rifocillarvi con quelli che ancora oggi sono considerati tra i migliori vini della tradizione toscana.

Credo che alla prossima riunione di condominio proporrò di installarne una accanto al portone d’ingresso, secondo me anche la vedova del quarto piano potrebbe apprezzare molto.

Un altro uso di queste buchette, riservato esclusivamente ai palazzi nobiliari, era per beneficenza. Infatti, non era raro trovare nel piccolo foro (che garantiva l’anonimato) cibo o una brocca di vino per i più bisognosi. E poi c’è chi parla male dei fiorentini…

La tradizione ritrovata

Così come durante la durissima epidemia di peste che afflisse l’Europa del 1600 le buchette si rivelarono un metodo molto efficace per prevenire la diffusione del contagio, nell’ultimo anno l’intraprendenza di alcuni fiorentini durante l’emergenza Covid ha permesso di riaprirne alcune per commerciare in sicurezza rispettando il distanziamento sociale, restituendo loro l’originaria funzione per le quali erano nate: servire i clienti senza entrare in contatto con loro.

Adesso, come secoli fa, le buchette hanno riacquisito la loro funzione originaria, estendendo l’usanza a ogni genere di prodotto: gelati, caffè, spritz, libri… e ovviamente vino.

Così ad oggi a Firenze si contano ben 14 locali dove le buchette del vino fanno ancora bella mostra di sé, trasformandosi, all’occorrenza, in finestre mordi e fuggi sul mondo e continuando a mantenere il fascino delle tradizioni poco conosciute e sorprendenti nella loro semplicità.

Tra la moltitudine di buchette, nascoste in bella vista per tutta la città, forse saranno in poche a tornare al ruolo per cui furono originariamente create, ma noi, con nostro animo PWNK, non smetteremo di sognare.

Quindi grazie alle buchette e a chi ancora prova a valorizzarle.
Una di quelle piccole cose che riescono sempre a strapparti un sorriso, un po’ come un bicchiere di vino.